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Tra efficienza e legittimazione: dal knowledge worker all’eccellenza della leadership

Viviamo in un'epoca nella quale il capitale intellettuale ha la supremazia, dove la creazione della ricchezza si è spostata dal denaro, o dalle cose, alle persone. Oggi i knowledge workers (lavoratori della conoscenza) rappresentano il più importante investimento economico sul quale giocare la partita tra un business di successo e un'altro rivolto alla mediocrità del fallimento; definiscono creatività, capitale intellettuale e sociale orientati al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ad essi viene conferito il ruolo di assicurare competitività, efficienza, innovazione e valore sociale alle imprese. 

Provate ad immaginare quanto denaro viene investito in un'azienda per stipendi e premi e quanto ne occorre per reclutamento e formazione. A volte si tratta di migliaia di euro altre di centinai di migliaia all’anno. Il knowledge worker di valore ha una tale importanza che, esprimendo il suo potenziale, è in grado di ripartire costi e profitti nei dettagli, partendo dalla base della struttura aziendale e offrendo alle imprese grandi opportunità di creare ricchezza.

Numerosi sono stati i dibattiti sociologici e politici sull’importanza del lavoratore intellettuale. È una figura indissolubilmente legata a quella forma utopica di società incentrata sulla competenza e sulla meritocrazia. Soprattutto nel nostro "Bel Paese".

Negli anni '50, Peter Drucker - uno dei maggiori esperti di management mondiale - studiando le trasformazioni che si stavano attuando nelle varie imprese americane, introduce il concetto di knowledge worker quando il Taylorismo e Fordismo erano ancora i modelli prevalenti. Qualche decennio dopo, metà anni ’90, egli riprende questo concetto definendo l'ascesa del nuovo gruppo sociale:

Sta diventando il centro di gravità della popolazione lavorativa e rapidamente, in tutti i paesi avanzati, si sta trasformando nel gruppo singolo più numeroso. Benché siano ancora una minoranza, imprimono alla società della conoscenza il loro volere, la loro leadership, le sfide con cui devono misurarsi.

Drucker, lucido visionario, considera i lavoratori della conoscenza non la classe dominante ma la classe trainante nella società della conoscenza.

Il capitalismo si modificherà sempre più e lo farà partendo dalle sue radici. Questo processo sarà frutto delle caratteristiche intrinseche dell'economia della conoscenza ed avrà il favore di Internet e degli stessi knowledge worker. Rimane di vitale importanza concepire un modello - valido e replicabile - da allineare sulla strada della legittimazione "empowerment " (processo di crescita orientato alla conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nella sfera delle relazioni personali sia in quella della vita sociale). Questo è il lavoro più delicato da sviluppare per il prossimo futuro.

Circondati di menti aperte, libere, che amano il confronto e l'ascolto attivo, elementi che sono in grado di accrescere la tua leadership; questa conoscenza, al pari delle nostre intelligenze innate, sarà solo un passo verso il naturale controllo della legittimazione stessa. L'autovalutazione è più difficile rispetto alla valutazione degli altri. Se sei "un capo" spesso ti verrà detto ciò che vorresti sentirti dire dai tuoi dipendenti, se invece sei un leader riceverai dagli stessi confronto e stimoli, critica costruttiva e di valore; di riflesso la tua leadership prenderà la strada dell’eccellenza e le maglie della catena - collaboratori, profitti, progetti ecc - saranno più solide perché ricoperte di benessere.

Qualche anno fa, durante una docenza in DEI Editore, un giovane mi si avvicinò e con tono dimesso mi chiese:

Dove prendi la tua energia? La tua leadership traspare in ogni dettaglio, dal tono, dalla sicurezza in te stesso, dalla padronanza della materia. Qual è il tuo segreto?

Su quest'ultima cosa mi venne da sorridere, poi gli dissi:

Ti senti spento? Pensi di non stare costruendo nulla di buono? Di perdere tempo? Non hai obiettivi né stimoli per i quali alzarti con entusiasmo la mattina? Dimmi la verità.

Annuì.

Gli chiesi di tornare al suo posto. Conclusi un passaggio sul personal branding e facemmo un breve break. Dopo la pausa volli rispondere a quelle domande rivolgendomi a tutti i partecipanti. Decisi questo perché guardando negli occhi quelle 80 persone in molte leggevo i medesimi quesiti. 

Fermati! Inizia a respirare, lascia andare la mente. Se stai soffocando non ne uscirai soffocandoti ancora. Non sei legato da niente e nessuno a rimanere dove sei. Cambia paese, lavoro, stile di vita perchè la vita è sempre e solo una. E non torna indietro. Il tuo tempo è definito ed è un rapporto tra risorse impiegate e recupero. Se la routine di stress è costante finirai presto le energie vitali necessarie ad aprire progetti, goderti i rapporti e stare sereno con te stesso. Il male non è più grande del bene, la differenza è che il primo si mostra di più. Noi teniamo il bene nascosto, limitato, strozzato tra timori di perdere qualcosa o qualcuno e paure di sofferenza e solitudine. Ma seppur strano, è proprio nell'inverso la soluzione. Il bene deve manifestarsi senza alcun limite, espandersi, contagiare e toccare prepotentemente ogni singola persona che entra nel nostro ecosistema sociale; dai singoli gesti quotidiani a forme più grandi ed importanti, da sorrisi silenziosi ad abbracci rumorosi, il significato di positività non cambia. Il male rimane subdolo dentro ognuno di noi e contagia in silenzio chi ci circonda; famiglia, amici, colleghi di lavoro assorbono ciò che siamo e trasmettiamo nei vari particolari, e noi, non siamo capaci di notarli o meglio non valutiamo lucidamente il peso che stiamo gettando sugli altri perchè questo lo rapportiamo soltanto al nostro punto di vista.

Non ho mai sognato cose inarrivabili ma sono andato a dormire sempre con idee da realizzare, progetti da studiare, modificare e provare a far nascere. A volte sono andati bene, altre male ma se dai primi ne ho goduto è solo perchè dai secondi ho imparato. Così ho raccolto esperienza e migliorato la mia leadership. I fallimenti mi hanno insegnato a valutare i miei limiti, le mie mancanze, mi hanno mostrato la strada del confronto aperto, una visione più ampia, un’umiltà silenziosa che è diventata nel tempo la mia vera forza.

Ho imparato da mille imprenditori ai quali ho stretto la mano, sono stato bravo nel proporre strategie vincenti come sincero nel fermarmi e dire "non sono la persona giusta per voi". I progetti spesso diventano concreti non dall'idea vincente ma dalla passione, costanza e forza che c'è dietro. Il tempo è solo un passaggio dal sogno alla realtà, non esiste illusione ma solo nitida visione verso l'obiettivo. Se chiudi gli occhi focalizzandoti solo sul tuo credo, senza un ascolto attivo di chi e ciò che ti circonda stai incrementando la percentuale rivolta al fallimento.

A volte le nostre intelligenze sono offuscate da elementi negativi che abbiamo vicino. Occorre riconoscere subito l’anello debole, spesso invisibile, lasciarlo andare e continuare senza voltarsi. Ognuno di noi ha un potere immenso e la capacità straordinaria di reinventare la sua vita.

Non ho più incontrato quella persona, né so quale strada abbia preso dopo quell’incontro, ricordo solo la sua stretta di mano, il suo grazie ed un leggero sorriso.

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